Il ciclismo internazionale è in subbuglio dopo le dichiarazioni esplosive di Peter Van Den Abeele, che ha definito il team di Tadej PogaÄŤar come “il nemico invisibile” che ostacolerebbe il ritorno del campione sul terreno di gara. Ma la situazione è diventata ancora più incandescente quando Beppe Conti, noto giornalista e figura di spicco della stampa italiana, ha ribaltato completamente la narrazione, parlando di una vera e propria “cospirazione a lungo termine” volta a trasformare PogaÄŤar nel “nuovo re del ciclismo mondiale”.

L’origine dello scandalo
Tutto è iniziato con un’intervista di Van Den Abeele, figura influente nell’Unione Ciclistica Internazionale (UCI), che ha espresso dubbi sul comportamento della UAE Team Emirates. Secondo lui, “forze interne” avrebbero interferito nei piani di preparazione di PogaÄŤar, rallentandone la piena ripresa agonistica dopo una stagione estenuante. Le sue parole, definite da molti “misteriose e provocatorie”, hanno immediatamente scatenato il dibattito tra appassionati e addetti ai lavori.
Il colpo di scena di Beppe Conti
Ma il vero terremoto mediatico è arrivato quando Beppe Conti, noto per le sue inchieste nel mondo del ciclismo, ha affermato che dietro l’apparente tensione ci sarebbe una strategia orchestrata per consacrare PogaÄŤar come il volto simbolo del ciclismo moderno.
Secondo Conti, alcune entità legate al marketing sportivo e ai grandi sponsor internazionali avrebbero costruito intorno allo sloveno un’immagine “eroica e destinata al trionfo”, manipolando la narrazione sportiva e oscurando rivali come Jonas Vingegaard o Remco Evenepoel.

“Non si tratta solo di sport,” ha detto Conti in diretta televisiva, “ma di un progetto economico e mediatico senza precedenti. PogaÄŤar non è solo un atleta: è un prodotto, una figura da costruire e difendere a ogni costo.”
Le lacrime di PogaÄŤar e la reazione dei tifosi
Poche ore dopo la diffusione della notizia, PogaÄŤar è apparso visibilmente commosso in un’intervista. “Non ho mai chiesto nulla del genere. Voglio solo correre e vincere con le mie gambe,” ha dichiarato il campione sloveno, con le lacrime agli occhi.
Le sue parole hanno spaccato in due la comunità ciclistica: da una parte chi lo difende come vittima di un sistema mediatico troppo aggressivo, dall’altra chi ritiene plausibile l’esistenza di un “progetto segreto” dietro la sua immagine.

Un ciclismo tra passione e potere
L’episodio riapre un dibattito più ampio sul futuro del ciclismo professionistico, sempre più influenzato da sponsor, televisioni e strategie di comunicazione globale. La figura di PogaÄŤar, simbolo di talento puro e dedizione, rischia di essere travolta da logiche che nulla hanno a che vedere con la fatica e il sacrificio che da sempre caratterizzano questo sport.
Conclusione
Mentre l’UCI promette di indagare sulle dichiarazioni di Van Den Abeele e sul presunto intreccio di interessi svelato da Beppe Conti, il pubblico resta diviso. Una cosa è certa: il ciclismo sta vivendo una delle sue pagine più controverse.
Tadej PogaÄŤar, tra accuse, emozioni e sospetti, rimane comunque il simbolo di un’epoca in cui lo sport e lo spettacolo si intrecciano come mai prima d’ora.